L’artista concettuale giapponese Motoi Yamamoto è noto in tutto il mondo come “lo Scultore del Sale”. La molla è stata la morte di sua sorella nel 1994: per lei Yamamoto ha cominciato a creare disegni su vasta scala in sale. Per guarire se stesso. La scelta di usare il sale come materiale unico per le sue opere, come intricati labirinti, giardini galleggianti e foreste, perché i ricordi sembrano cambiati e svaniti col passare del tempo. Il sale è un elemento importante nel culto dei morti in Giappone: si usa durante i funerali e Yamamoto lo scelse proprio per questa ragione, per poi arrivare gradualmente alla consapevolezza che nelle sue opere il sale pu. Anche aiutare a mantenere viva la memoria delle persone perché sembra quasi possedere una connessione molto stretta con la vita umana attraverso il tempo e lo spazio. Guardare una sua opera finita gli fa sentire di toccare una preziosa memoria. A noi, invece, resta la nostalgica consapevolezza dell’effimera natura della nostra esistenza terrena perché, quando un’opera di Yamamoto è terminata, viene spazzata via e tutto quel sale rigettato nel mare. Alla fine non resta altro che il ricordo. Forte e prezioso.

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